Carissimi Parrocchiani, stiamo celebrando la Pasqua del Signore.
La liturgia pasquale non si esaurisce in un giorno, ma dovrebbe essere vissuta in otto giorni, (ottava di Pasqua), anzi in tutto il Tempo Pasquale fino alla Pentecoste, quasi a suggerirci come l’evento della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù ormai ci proietta fuori dal nostro tempo (quello dei nostri calendari, delle nostre agende), per immetterci ormai nel tempo di Dio, che è la pienezza dei tempi, quella che noi chiamiamo "eternità", non solo che non finisce mai, ma nel senso del compimento della nostra Comunione con il Signore, che già oggi possiamo vivere quasi come un anticipo, un germe, di ciò che avverrà definitivamente con la nostra morte.
Tutto questo sembra, però, contrastare fortemente con la situazione drammatica che stiamo vivendo ormai da diverse settimane; la forza devastante di questo virus anche se sembra ormai rallentare il suo impatto in questi ultimi giorni, continua comunque a mietere vittime, ormai in tutto il mondo, e soprattutto nella nostra terra lombarda, compreso il nostro paese dove diverse persone stanno soffrendo a causa di questo morbo, alcune ancora con grande apprensione, altre con maggiori speranze, ma anche tante (troppe) hanno perso la vita lasciando i propri familiari nello sconcerto e nello sconforto per non poter offrire loro neppure un ultimo saluto ed un "abbraccio" con la Celebrazione dell’Eucaristia del Funerale.
Nonostante tutto questo anzi proprio nel cuore di questa "tragedia", noi credenti abbiamo celebrato e stiamo celebrando la Pasqua, perché crediamo che Gesù Cristo è il Crocifisso Risorto ed è proprio questa luce, che si è sprigionata da un sepolcro a Gerusalemme duemila anni fa, viene a squarciare anche le tenebre più oscure, compre quelle che sembrano avvolgere la nostra umanità in questo tempo.
Gesù ha vinto la morte, non a parole, ma immergendosi con la sua passione e crocifissione in questo mistero oscuro e angosciante, per riemergere vittorioso in forza dell’Amore del Padre per la nostra umanità.
È questo amore che abbraccia tutti noi che siamo nell’angoscia, in particolare, gli ammalati, che stanno soprattutto negli ospedali e nelle strutture sanitarie, o presso la propria abitazione, i loro familiari che condividono la loro "fatica", e perfino i nostri cari che ci hanno lasciato, perché il Signore non li ha abbandonati, anche se magari solo in un letto di Ospedale, ma li ha presi per mano, ha asciugato le loro lacrime, ha dato loro quella carezza che è stata negata alla nostra possibilità, e li ha accolti in un abbraccio che non finisce mai.
Certo, questo, forse, non attenua il dolore, ma se ci lasciamo anche noi prendere per mano da quel Cristo che nella Pasqua si rivela vincitore della sofferenza e della morte, è qui e, forse, solo qui che possiamo trovare conforto e speranza per vedere "oltre" questo dramma che ci opprime ed angoscia.
Tutto questo però non è scontato e ovvio, è un "cammino", è il cammino della nostra fede, quello che il Risorto ha proposto a Tommaso, protagonista del Vangelo di questa seconda domenica di Pasqua; quel Tommaso che ci è tanto familiare, proprio perché ci assomiglia molto nella sua "incredulità"; davanti a Lui, come davanti a noi, il Gesù Risorto spalanca i segni della sua Passione e Morte, per aiutarci a credere alla sua Risurrezione.
È questa la luce, forse ancora lontana (speriamo non troppo), che già possiamo intravedere, anche se ancora nel buio che sembra avvolgerci.
Augurando a tutti una buona continuazione del Cammino della Pasqua, anche se in questo contesto faticoso e pieno di incognite, una preghiera particolare per gli ammalati e i loro familiari, e per le tante persone che con loro a diversi livelli: sanitario, politico, sociale, economico…, stanno lottando per superare questa tremenda situazione.
Con nel cuore un ricordo struggente per chi ci ha lasciato.
A tutti un abbraccio!
Con i sacerdoti della Parrocchia, il Vostro parroco
Don Mario