Anche questo tempo di Pasqua sta trascorrendo, come era stato quello della Quaresima, all’insegna dell’incertezza, della “paura”, della fatica di una situazione che sembra creare solo smarrimento e per tante persone preoccupazione, sofferenza vera nel corpo e nello spirito.
È una situazione che, pur nella sua drammaticità e complessità, ci lancia anche segnali forti di speranza e di fiducia che non possiamo lasciare cadere, ma tenere come un tesoro da custodire e far crescere anche quando l’emergenza sarà finita (speriamo presto) e ci sentiremo chiamati a riprendere un cammino di “normalità” (che sarà comunque radicalmente diverso da quello che era stata la vita di prima).
La “fase due”, come viene definito il periodo di tempo a partire da lunedì prossimo che permetterà la ripresa di alcune attività lavorative e commerciali, speriamo vada positivamente in questa direzione, anche se siamo consapevoli che il “cammino” sarà ancora lungo e non privo di difficoltà, sarà chiesto a tutti e a ciascuno un senso profondo di responsabilità e spirito di sacrificio che francamente non è mancato, salvo alcune eccezioni, nelle settimane faticose che ci stanno alle spalle; questo ci permette di intravedere segnali incoraggianti e ci apre il cuore alla speranza di un futuro, certo non facile, ma comunque carico di promesse e di possibilità di una ripresa, a diversi livelli, anche se per qualcuno purtroppo con grandi difficoltà e qualcuno forse (speriamo di no) non ce la farà.
Il dramma che abbiamo vissuto, e che in parte stiamo ancora vivendo, certo non lo possiamo cancellare con un colpo di spugna, ma ce lo porteremo dentro per tutto il tempo della nostra vita nei suoi risvolti problematici e dolorosi, ma speriamo anche nei suoi aspetti di insegnamento e di riscoperta dei valori che stanno veramente alla base della nostra società e della nostra convivenza umana.
La Pasqua di Gesù con la sua passione, morte e risurrezione è l’orizzonte che la nostra fede ci offre e in cui collocare questa dimensione: la prova, la sofferenza e perfino la morte acquistano un senso se vissute nella luce pasquale; Gesù è giunto alla gloria della risurrezione attraverso la croce, la sua morte ha vinto la morte e ha aperto non solo per Lui, ma per tutta l’umanità la speranza di una vita che non muore e che anche ogni situazione di prova e sofferenza, a volte anche la più assurda, è destinata a sfociare in una rinascita, secondo la logica della parabola più breve del Vangelo che è quella del chicco di grano chiamato sì a morire, ma per generare una vita centuplicata.
Tutto questo sarà possibile, anche nella nostra drammatica situazione, se sapremo far tesoro degli insegnamenti che l’esperienza dell’epidemia ci lascia e che non dovremo mai dimenticare in nessun passaggio o snodo della nostra vita: primo, siamo fragili, anche quando ci sentiamo forti, sicuri, arrivati ... basta poco, un nemico invisibile come un virus, per metterci in ginocchio; questa è la nostra condizione umana, è la nostra umanità che ha in sé energie, capacità e risorse infinite, ma dentro, si direbbe parafrasando San Paolo, “un vaso di creta”, così fragile che va trattato e custodito con cura e rispetto.
Proprio questa condizione di fragilità, ci ha insegnato l’esperienza della pandemia, si può vincere e superare sono nella solidarietà, nella disponibilità, a farci carico dei pesi e delle fatiche gli uni degli altri. Quante belle e commoventi testimonianze abbiamo visto e continuiamo a vedere in questa direzione; la nostra umanità fragile ha in sé una forza “di amore” a volte impensabile.
Ed, infine, anche se tanti altri insegnamenti possiamo trarre da ciò che stiamo vivendo, ma li lascio alla vostra riflessione e considerazione, un ultima provocazione la cogliamo dalle parole sempre coinvolgenti che ci ha detto qualche giorno fa Papa Francesco: “siamo tutti sulla stessa barca”, e solo se veramente tutti, anche se a diversi livelli, remiamo nella stessa direzione possiamo andare avanti anche nella “tempesta”, e se poi a bordo di questa “barca” c’è anche Lui, che a noi magari sembra dormire, siamo certi che nessuna bufera potrà travolgerci.
Avanti allora con fiducia, speranza e coraggio!
Un caro saluto a tutti, speriamo presto di poterci vedere e comunicare di persona, un abbraccio fraterno.
Con i sacerdoti della Parrocchia, il Vostro parroco
Don Mario